Il Native Advertising è una forma di comunicazione e di pubblicità che si è diffusa sempre più velocemente negli ultimi anni, fino a diventare realtà consolidata dell’inbound marketing.
È una pubblicità di tipo contestuale, cioè mira a non interrompere l’attenzione dell’utente, presentandosi all’interno di quegli spazi da lui visitati in modo puntuale e coerente, sia dal punto di vista dell’aspetto che della forma, per stimolare un interesse e un coinvolgimento reale, superiore a quello creato dalle forme di pubblicità tradizionali.
I consumatori vengono raggiunti dal messaggio pubblicitario nel momento in cui non sono consapevoli del suo intento di vendita, che normalmente respingerebbero in seguito ad un meccanismo di difesa che hanno sempre più perfezionato nel corso del tempo, nei confronti delle pubblicità invadenti.
Come riesce il Native a trasmettere messaggi pubblicitari
Molto semplicemente non facendoli sembrare tali, passandoli in modo indiretto e non come un’imposizione (come nel caso degli annunci non richiesti come la pubblicità sulla carta stampata oppure i pop-up e i banner sui siti).
I post sponsorizzati che troviamo su Facebook non più nel lato sinistro della pagina, ma direttamente nello stream di notizie che condividiamo con gli amici sono un chiaro esempio di native advertising. I post infatti ci appaiono perché sono piaciuti ai nostri amici, con cui presumibilmente abbiamo interessi comuni e il modo in cui si inseriscono nel flusso di notizie di Facebook è armonico, cioè non va ad interrompere la nostra esperienza di navigazione.
Altri esempi di native sono i post promozionali su Twitter, gli annunci a pagamento nella lista di prodotti degli eCommerce (“promoted listings”) e quelli nella lista di contenuti di un sito editoriale (“In-Feed”), gli articoli sponsorizzati prodotti dagli editori, i widget di raccomandazione che sono annunci che si trovano in fondo agli articoli che leggiamo e che sono correlati ad essi e anche i True View di Youtube.
Ci sono poi altre iniziative speciali condotte dai vari brand, autonomamente o in partnership con altri brand e che sono riconducibili al Native Advertising. Michelin, tanto per citarne una, ha realizzato le guide turistiche che apparentemente non promuovono il proprio prodotto che sono le gomme per le auto, ma che indirettamente attirano verso di esso il consumatore che viaggiando molto avrà spesso necessità di cambiare le gomme e potete stare certi che Michelin, al momento del bisogno, sarà il primo nome che gli verrà in mente.